Perché leggere la Divina Commedia?
”Ma cosa mi servirà mai nella vita la Divina Commedia?”, “Perché leggiamo una
cosa di 700 anni fa?”, “Cosa la leggo a fare? Mica diventerò un poeta!”.
Queste sono le frasi ricorrenti tra i ragazzi delle ultime generazioni
prossimi ad affrontare senza dubbio l’opera più importante della letteratura
italiana. A 16 anni, in terza superiore, tutti gli studenti italiani devono leggere
questo poema e molto spesso si soffermano solo ai primi meri pregiudizi
infondati senza chiedersi per quale motivo i loro educatori, insegnanti, maestri
di vita la rendano obbligatoria e sollevando polemiche inutili.
Non è una questione semplice e univoca, la Divina Commedia è pura soggettività,
così come i motivi per cui leggerla. Dunque non c’è una risposta comune o
giusta: ognuno ne trae insegnamenti differenti, cercando di metterli in atto e
condividerli come meglio crede.
Siamo però certi del fatto che questa composizione vada letta e che debba
essere un perno centrale dell’istruzione del nostro paese. A scuola la materia più
importante è indubbiamente lo studio della lingua italiana, la quale senza questo
straordinario lavoro di Dante Alighieri probabilmente non sarebbe così ricca di
termini e sfumature. Il poeta all’epoca si trovò da solo a dover fondare una lingua
comprensibile a tutti, ma al contempo alta e di riferimento per lo sviluppo futuro
del linguaggio.
Dante aveva un sogno: quello di incontrare e parlare coi suoi idoli di un tempo,
per i quali nutriva infinita ammirazione, e ammirare per l’ultima volta Beatrice,
l’amore della sua vita. Dante ci insegna che tutti dobbiamo sognare e farlo in
grande, senza paura e ripensamenti; a briglie sciolte lasciando correre
liberamente i nostri pensieri, la parte più profonda della nostra anima e la nostra
immaginazione.
Dante sognando ci “teletrasporta” nella sua immaginazione e ci fa vivere in prima
persona un viaggio astratto che ci porta a conoscere storie, pensieri di persone
vissute in epoche differenti, dando l’opportunità di cogliere la sottile, ma
profonda morale. Il suo viaggio è tortuoso, pieno di insidie e difficoltà; come la
vita di ogni persona che si trasforma e matura con l’esperienza del viaggio.
Dante a inizio racconto si trova in una selva oscura in cui la diretta via era
smarrita. È una foresta buia e piena di bestie; ammette di essere impaurito e
disorientato, ma riacquisisce presto la lucidità e trova il coraggio di andare
avanti, non si blocca alle semplici difficoltà e per farlo cerca la forza dentro di sé
e sostegno dalle proprie guide; così come per tutto il cammino. Nei momenti più
duri della vita, in cui si ha paura, si capisce quanto siano importanti le persone
che si ha accanto e quanto si è caratterialmente forti riuscendo sempre a reagire
e scoprendo nuove caratteristiche di noi stessi. Se si fosse fermato alla prima
difficoltà Dante non avrebbe continuato il viaggio e non sarebbe riuscito a
realizzare il proprio sogno. Da questo ognuno di noi deve apprendere che
mollare è sempre la scelta sbagliata.
Leggere Dante permette inoltre di conoscere una prospettiva di vita differente:
Dante spiega il modo in cui gli uomini si dovrebbero comportare, quali virtù
avere e come evitare di peccare. Oggigiorno questo aspetto è notevolmente
trascurato soprattutto perché si è passati da un mondo fortemente religioso a
uno fortemente laico creando così un interesse di gran lunga minore per un
possibile “giudizio universale”, il quale condannerebbe tutti i propri vizi e le
proprie trasgressioni. Il poeta all’interno del racconto ci presenta molti
personaggi col fine di descrivere i peccati capitali che condannano l’uomo
all’inferno e a non poter raggiungere un mondo dove non vi è peccato, ma solo
purezza e nobiltà: il paradiso.
Dovremmo dunque capire la sua morale, capire come si comporta un uomo
giusto, un uomo privo del peccato, un uomo che si vuole differenziare dalla
massa e si vuole elevare a Dio. Con il passare del tempo purtroppo è scemato
questo ideale di uomo e si è passati all’esistenza di un uomo che spesso pecca di
egoismo dove la figura maschile deve essere quella dominante e credendosi tale
commette anche errori ingiustificabili come ad esempio nei confronti della
donna, creatura per Dante divina e al di sopra di qualsiasi cosa, mezzo di
redenzione e ponte verso il creatore.
Infine leggere quest’opera così complessa può risultare molto difficile, ma se la si
affronta con la giusta maturità e mentalità sviluppa notevolmente la propria
capacità di comprensione e facilità lo studio futuro della letteratura italiana
perché quest’ultima si basa sulla creazione di Dante Alighieri.
Molti giovani affermano però che 700 anni fa la mentalità medievale e la vita di
personaggi come Dante fosse completamente diversa dall’odierna. Ai giorni
nostri i valori della società non sono gli stessi, non si imparano leggendo la
Divina Commedia e la nostra vita è talmente cambiata che le nostre attività non
hanno niente a che fare con quelle del 1300: le comunicazioni sono istantanee,
gli incontri hanno sempre meno valore e non si ha il tempo di ragionare sulla
profondità delle azioni che compiamo. A quell’epoca le cose erano differenti: non
ci si accordava in merito a dove e quando incontrarsi, molti incontri avvenivano
per caso; quando meno te lo aspettavi sarebbe potuta passare davanti a te la
donna che tanto volevi vedere, che ammiravi e che ti faceva provare un’emozione
talmente forte da far tremare le vene e i polsi.
Dante è universale: è così immenso che pur avendo composto la Divina
Commedia più di sette secoli fa scrive in modo moderno e comprensibile, le
idee e i valori che cerca di insegnarci sono quelli corretti e che tutte le persone
dovrebbero imparare. Se nel 2022 si nota una differenza è oggettivamente data
da un impoverimento attuale della mentalità e non da una arretratezza di
pensiero del poeta. Lui insegue la perfezione, insegue il sublime, cerca di elevarsi
al livello di Dio. Noi invece perdiamo tempo a criticarlo senza accorgerci di avere
sotto gli occhi un’opera che ci cambierebbe la vita.
Il linguista e scrittore Niccolò Tommaseo affermò: ”Legger Dante è un dovere,
rileggerlo è un bisogno; sentirlo è presagio di grandezza”. A 700 anni dalla morte
del più grande poeta che la nostra nazione abbia mai avuto ora siamo certi che
non ci sia più alcun dubbio: Dante non solo va letto, Dante va vissuto.
Brero Luca e Storato Leonardo 3CMM