L’eleganza del riccio (di La Valle Leonardo 1^BI)

L‘eleganza del riccio

Muriel Barbery, L’eleganza del riccio, traduzione dal francese di Cinzia Poli ed Emanuele Caillat, e/o, Roma 2007 [ed. orig. Editions Gallimard, Paris 2006]

 

Premetto col dire che L’eleganza del riccio non é un libro semplice da leggere, per niente.

Carico di figure retoriche, citazioni, riferimenti, nonché di un umorismo sottile ed anch’esso elegante, é tuttavia molto più di quel che sembra.

Una curiosa e fine favola che ci porta in un lussuoso e soleggiato quartiere parigino al numero 7 di Rue de Granelle, dove la vita scorre placida e le esistenze dei suoi occupanti avanzano pigramente nelle loro noiose storie; dove Paloma, arguta e brillante dodicenne con idee suicide, dedita a profonde riflessioni sul movimento del mondo, e Renée, portinaia acculturata intenta a non far scoprire la sua superiorità intellettuale, viaggiano rispettivamente nelle proprie odissee personali, entrambe insensibili al contesto in cui sono poste, fino all’arrivo di monsieur Ozu.

Kakuro Ozu, ricco giapponese e nuovo inquilino nel numero 7, saprà smascherare sia l’una che l’altra e, con una semplicità in tutto e per tutto orientale, saprà portare scompiglio e azione nella lussuosa soffocante bambagia che avvolge Rue de Grenelle. Muriel Barbery ci porta quindi in un contesto surreale e quasi onirico che tuttavia rimane comunque attuale: ci porta direttamente nei “fronzolosi” appartamenti dei benestanti parigini dove si consuma una storia come poche, una storia troppo semplice per essere narrata in un grande tomo da mille e più pagine. Troppo sobria per meritare una narrazione gloriosa ed eroica, eppure questa é una storia che farà riflettere su valori e concetti che un poema si sognerebbe.

L’eleganza del riccio é una potente metafora di saggezza in cui convivono facilmente la disarmante filosofia di una ragazzina e le curiose avventure di una portinaia fuori dagli schemi, egregiamente sottotitolata dalle buffe considerazioni di Paloma; un cameo sull’innocenza che solo i bambini possono ostentare, la stessa che viene lacerata e consumata da un mondo che non ha più spazio per certe storie e da persone che non hanno più tempo di ascoltarle.

La lettura di questo libro non sarà noiosa e senza fine alcuno, dovrà far riflettere, farà riflettere sull’ipocrisia, sulla superficialità e sul buon gusto di sentire un Requiem di Mozart una volta tirato lo sciacquone; dovrà ricordare a tutti noi quanto sia facile buttare la nostra vita alle ortiche e quanto si possa fare con essa se non la si spreca.