Incontro di calcio con i detenuti: IN CARCERE PER UN GIORNO

IN CARCERE PER UN GIORNO

Lunedì 5 marzo 2018, 55 studenti delle classi quinte (maschi) e quarte (femmine) del nostro istituto hanno visitato la casa circondariale di Vicenza, aderendo al progetto “Carcere & Scuola”. I ragazzi, accompagnati dai proff. Ghirardini, Busatta e De Polo, sono stati accolti da una guida e, dopo aver superato una serie di controlli, hanno avuto accesso alla struttura. Per prima cosa hanno incontrato diverse persone che lavorano nel carcere, come un’infermiera e un agente della polizia penitenziaria. Ognuno di loro ha portato la propria esperienza all’interno della struttura, rispondendo anche alle varie domande poste dagli studenti.

L’infermiera ha raccontato come vengono gestite le cure per i detenuti: durante la settimana, infatti, si alternano diversi specialisti (come un ortopedico, uno psichiatra, un dentista, un ottico e un dermatologo) per soddisfare i bisogni primari dei detenuti, che sono gli unici ad essere garantiti. Le infermiere come lei, invece, si occupano specialmente della distribuzione dei farmaci e del “supporto morale”: molto spesso, basta un sorriso per cambiare la giornata a queste persone.

L’agente della polizia penitenziaria, invece, ha parlato della giornata tipo di un detenuto: tutti gli orari sono abbastanza anticipati rispetto alla vita esterna (si pranza alle 11.30 e si cena alle 17.30), tutto scandito secondo una precisa tabella oraria. Molti detenuti lavorano, quindi a loro è concesso uscire per alcune ore, mentre per gli altri sono previste due ore all’aria aperta.

Da qualche mese è stata approvata una nuova normativa che prevede l’apertura delle celle durante le ore diurne, quindi i detenuti hanno la possibilità di andare in giro per il corridoio della loro sezione, incontrandosi tra loro. Questo gli ha dato più libertà, ma ha anche aumentato i problemi: nella casa circondariale, infatti, sono presenti persone di etnie molto diverse tra loro, il che spesso porta a litigi e discussioni.

Gli studenti hanno poi avuto l’opportunità di parlare con un detenuto: un signore calabrese (vissuto con la mafia di fianco a casa sin dalla nascita), che ha deciso di trasferirsi nel vicentino per aprire una attività e vivere nella legalità. Si è trovato nei guai quando un suo amico, mafioso, è venuto a trovarlo: è stato incolpato per averlo accolto una notte in casa. Ha raccontato di quanto sia estenuante la vita dentro al carcere, e della sua bambina di 8 mesi che può vedere solo per qualche ora alla settimana: questo, dice, “Mi da la forza di andare avanti per un’altra settimana”.

Dopo aver incontrato il detenuto, gli studenti e i professori hanno visitato le celle: in nove metri quadrati ci sono un bagno, due letti e alcuni pensili per gli effetti personali. La mia curiosità si è spostata sulla pulizia delle “abitazioni”: erano molto polverose, i sanitari incrostati di calcare e i pensili rovinati. Così ho chiesto alla poliziotta che ci accompagnava (responsabile degli agenti in sorveglianza) a chi spettasse pulire le stesse: è compito specifico dei detenuti.

Dopo la pausa pranzo gli studenti maschi sono andati a giocare la pevista partita calcio tra detenuti e studenti del Rossi, l’ evento centrale della giornata, accompagnati dalle proff. di educazione fisica. Le ragazze, invece, sono rimaste nella struttura con il prof. De Polo e hanno incontrato l’ideatore della giornata. Qui hanno parlato del percorso post-carcere che la maggior parte dei detenuti svolge: verso la fine della detenzione, vengono accolti in una casa a gruppi di cinque/sei dove, nelle ore diurne, sono seguiti da alcuni educatori. In queste strutture hanno la possibilità di vivere in modo pseudo-autonomo (anche se sono comunque considerati detenuti, quindi non possono uscire liberamente) e in autogestione. Questa, una delle tante soluzioni ideate per ovviare al problema della recidiva: circa il 90% dei detenuti, infatti, torna in carcere poco dopo aver finito di scontare la pena. Con un percorso riabilitativo, invece, la percentuale si abbassa del 60%.

Circa un’ora dopo sono tornati i ragazzi (vincitori) dalla partita, e abbiamo fatto ritorno a casa.

Personalmente sono stata colpita dalle condizioni delle celle: mi sarei aspettata che i carcerati, in quanto responsabili della loro pulizia, tenessero le loro “stanze” in condizioni igieniche migliori. Sono stata anche sorpresa del forte impatto che una rieducazione post-carcere costituisce, e delle diverse possibilità che i detenuti hanno, durante la loro permanenza, di praticare il loro culto e soprattutto di studiare: sono agibili diversi corsi d’istruzione, dalla licenza di terza media ai corsi universitari. Credo sia sempre importante dare una seconda possibilità a chi ha sbagliato, e penso che in questa casa circondariale ci siano i mezzi per provare a farlo.

Di: Annita Pivetta 4BII

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